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Ricca di monumenti e di opere
d'arte, Alcamo sorge di fronte al golfo di
Castellammare, in mezzo ai colli tappezzati di vigneti
che dai piedi del Monte Bonifato si estendono fino
al mare. Patria di Cielo D'Alcamo (autore del Contrasto
d'Amore, prima opera letteraria scritta in italiano
volgare), Alcamo nasce durante il dominio arabo
come Manzil Al Qamah, un casale-stazione lungo la
strada commerciale che univa Palermo a Mazara del
Vallo, protetto dalle due fortezze di Bonifato e
di Calatubo descritte, nel secolo XII, dal geografo
arabo Al Idris e dal pellegrino andaluso Ibn Gubayr.
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Nel XIV secolo, sotto la dominazione
dei Ventimiglia, con la costruzione del castello
"dei Conti di Modica", dopo il definitivo
abbandono dell'abitato sul Bonifato, si sviluppa,
protetto da una cinta di mura, il primo consistente
nucleo abitativo.
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Dal quattrocento al settecento
si inseriscono ai limiti della città gli
ordini religiosi intorno ai quali si formano, fuori
delle mura trecentesche, i nuovi quartieri. Alla
fine del '600, con l'edificazione dell'imponente
chiesa del Gesù, il Piano Maggiore (l'attuale
piazza Ciullo), cerniera tra il nucleo originario
e la "città nuova", diventa il
fulcro del barocco alcamese ed assume, già
da allora, la funzione di centro della città.
Dopo l'unità d'Italia, con la trasformazione
degli edifici appartenuti agli ordini religiosi
in scuole, ospedali e caserme, e con l'abbattimento
delle mura, inizia l'espansione edilizia fino alle
pendici del M. Bonifato e, contemporaneamente, il
progressivo declino della parte antica della città.
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Negli ultimi anni, con il consolidamento
ed il restauro dei principali monumenti, attuati
con la riscoperta del patrimonio architettonico,
il centro storico è tornato ad assumere la
funzione di vero e proprio salotto cittadino. La
visita può iniziare dalla centralissima piazza
Ciullo. All'angolo con il "cassaro grande"
(corso 6 Aprile), si eleva la chiesa di S. Oliva,
edificata tra il 1722 e il 1774 dall'architetto
trapanese Giovan Biagio Amico sull'impianto di una
precedente chiesa trecentesca. L'esterno è
semplice ma imponente, con un'alta facciata a capanna
abbellita da un portale cinquecentesco ed un piccolo
campanile angolare privo di cuspide esterno all'abside.
Con i restauri effettuati dopo l'incendio del 1989,
in cui sono andati distrutti gli affreschi del soffitto,
la chiesa si mostra ora, nell'unica navata, ricca
di stucchi, dipinti e marmi policromi.
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Tra le opere d'arte spiccano,
oltre a Le Anime Sante del Purgatorio (1639), pregevole
tela di Pietro Novelli, purtroppo mal restaurata,
posta all'altare maggiore, la statua di S. Oliva
(1511), uno dei capolavori di Antonello Gagini,
due formelle in marmo di scuola gaginesca, ai lati
dell'abside, raffiguranti S. Luca e S. Angelo (sec.
XVI), e il gruppo marmoreo dell'Annunciazione, proveniente
dalla chiesa dell'Annunziata, di Antonino e Giacomo
Gagini (1545), che troviamo nella prima cappella
a sinistra dopo l'ingresso. Domina la piazza la
chiesa del collegio Gesuiti (1684-1767), con l'alta
ed armoniosa facciata decorata di sculture e fregi,
e sormontata, ai lati, da due piccoli campanili
gemelli. All'interno, nell'unica navata con transetto,
si conservano alcuni dipinti di scuola novelliana
(sec. XVIII), S. Francesco Saverio e S. Ignazio
di Lojola e, all'altare maggiore, La Circoncisione,
grande tela dell'alcamese Giuseppe Renda eseguita
nel 1796 su commissione degli stessi Gesuiti. Nel
vicino oratorio, purtroppo mal conservati, sono
visibili gli affreschi di Domenico la Bruna, raffiguranti
l'Assunta e i Santi Gesuiti (1738).
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Risalendo la via Mazzini lungo
la fiancata della chiesa ci portiamo, in piazza
della Repubblica, al trecentesco Castello dei conti
di Modica. Più volte rimaneggiato, l'edificio
mantiene tutt'ora la struttura originaria a pianta
romboidale, con le quattro torri agli angoli (due
quadrate e due rotonde), e le eleganti finestre
di gusto gotico-catalaneggiante. Oltre la piazza,
sul piano S. Maria, è la chiesa di S. Maria
del Gesù fondata nel sec. XV, con l'annesso
convento dei Padri Minori, dal Beato Arcangelo Plagenza
da Calatafimi. Ampliata nel 1507 per volere dei
conti di Modica e ristrutturata nel 1762, è
caratterizzata, nella facciata, da un singolare
portico con archi a tutto sesto, sospesi da quattro
colonne in marmo bianco arricchite da capitelli
corinzi. All'interno, subito dopo l'elegante portale
attribuito al Berrettaro (1507), troviamo una pregevole
custodia marmorea di Baldassare Massa (1556). Sopra
l'urna in vetro che custodisce le spoglie del Beato
Arcangelo, fondatore della chiesa, si ammira la
splendida tavola della Madonna Greca (sec. XVI).
Il dipinto è di autore incerto ma può
essere attribuito ad Antonello Crescenzio, al cui
stile sembra accostarsi per gli influssi dell'arte
lombarda che vi si colgono.
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Raffigura la Madonna col Bambino
tra i Santi Francesco e Benedetto e, inginocchiati
con alcuni cavalieri e dame, i conti di Modica Federico
Enriquez d'Aragona e Anna I Cabrera, ricostruttori
della chiesa. Notevoli sono pure la statua della
Madonna col Bambino (sec. XVI) posta all'altare
maggiore, attribuita al Berrettaro o al Mancino,
e gli affreschi delle pareti raffiguranti le Stazioni
della Via Crucis, eseguiti nel 1901 da Carlo Righetti.
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Tornati in piazza Ciullo, immettendoci
nel "cassaro stretto" nel punto in cui
nelle antiche mura si apriva la Porta Trapani, si
entra nella "città vecchia". Nella
piazzetta IV novembre prospetta la chiesa Madre,
dedicata a S. Maria Assunta ed elevata a Basilica
nel 1966. Fondata nel 1332 e ampliata nel XVI secolo,
deve l'attuale aspetto agli architetti Angelo Italia
e Giuseppe Diamante (1669). La facciata, disegnata
da Emanuele Cardona, risale al 1785. Dell'edificio
originario conserva il campanile, realizzato adattando
una preesistente torre di avvistamento, il portale
del lato est, attribuito al Berrettaro (1499), e
l'elegante Cappella dello Spirito Santo o della
Sacra Spina (1430), che si apre in fondo alla navata
destra. Conserva gli archi originali ad ogiva in
pietra e l'affresco de "La Pentecoste"
(sec. XV) scoperto durante i restauri del 1958.
All'altare è posto un prezioso reliquiario
del 1636 in cui è racchiusa una spina appartenuta,
si dice, alla corona di Cristo.
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L'interno della chiesa è
a pianta basilicale divisa in tre navate da due
file di colonne monolitiche in marmo rosso del Bonifato.
Oltre agli affreschi, eseguiti nel 1736-37 dal fiammingo
Guglielmo Borremans, conserva numerose opere di
notevole interesse storico ed artistico. Tra esse
spiccano, nella navata destra, un Crocifisso in
mistura (1523) ed una custodia in marmo (1519) di
Antonello Gagini, e L'Ultima Cena (1613), tela di
Andrea Carrera posta nella cappella a destra dell'altare
maggiore. Sono da ammirare anche l'Assunta (1605),
grande tela di scuola napoletana posta all'altare
maggiore, la statua di S. Pietro (1586), di Giacomo
Gagini, sopra l'altare del transetto, La Madonna
della Neve, affresco della fine del '300 posto nella
cappella a sinistra dell'altare maggiore e, sull'altare
della stessa cappella, la statua della Madonna dei
Miracoli di Lorenzo Curti (1720) autore, con i figli,
anche degli stucchi della stessa chiesa. Bellissimo
è anche il portale cinquecentesco che immette
nella sacrestia, attribuito al Berrettaro. Una delle
opere d'arte di maggior pregio che si trovano nella
chiesa e, probabilmente, in tutta Alcamo, è
l'altorilievo del Transito della Vergine, visibile
nella terza cappella della navata sinistra. Eseguito
nel 1529 da Antonello Gagini, raffigura, in una
scena di grande intensità espressiva, la
Vergine sul letto di morte circondata dai dodici
Apostoli.
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Nella cappella vicina, ai lati
della statua lignea della Madonna del Carmelo (fine
del XVII secolo), troviamo due tele ovali del Borremans
raffiguranti due episodi del Vecchio Testamento:
Abigail che doma l'ira di David e Rutz e Booz. In
questo dipinto, secondo la tradizione, l'autore
ha raffigurato se stesso nella figura di Rutz, e
una delle sue figlie in quella di Booz. Proseguendo
verso l'uscita, nella prima cappella della navata
sinistra, vicino al fonte battesimale in marmo degli
inizi del '500, è visibile la tela della
Madonna del Lume dell'alcamese Giuseppe Renda (sec.
XVIII). Di fronte alla chiesa Madre prospetta l'ex
chiesa di S. Nicolò di Bari, fatta edificare
intorno al 1558 da Pietro Mastrandrea, rettore della
confraternita dei Bianchi la cui regola imponeva
di prestare cure agli ammalati poveri della città
e di assicurare loro degna sepoltura. La facciata
presenta un bel portale sormontato da una elegante
finestra bifora, ed una colonnina in marmo intagliato,
all'angolo con la via XI Febbraio. Entrando nella
strada, dopo pochi passi, si ammira la bella facciata
del Palazzo Fraccia (sec. XVIII), interessante esempio
di stile Rococò.
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Conserva il portale d'ingresso
con la lunetta (sec. XVI), attribuiti al Berrettaro
e all'interno, oltre ai tipici stucchi settecenteschi,
la statua della Madonna del Soccorso, dello stesso
autore. Continuando, all'angolo della via Rossotti,
quasi di fronte alla cinquecentesca Loggia Comunale,
ora adattata a centro commerciale, troviamo la chiesa
dell'Angelo Custode, fondata nel 1659, con l'annesso
"Conservatorio delle Reparate" (1684).
Ricostruita nel '700 dall'architetto Giovan Biagio
Amico, conserva alcuni affreschi di autore ignoto
e due tele di Domenico La Bruna, L'Angelo Custode
e S. Francesca Romana, dipinte nel 1738. In fondo
alla via Rossotti, vicino al seicentesco Palazzo
Rossotti, di cui si ammira la bella balconata centrale,
si eleva uno dei monumenti più antichi della
citta': la chiesa del SS. Salvatore o "della
Badia Grande", da poco adattata ad "auditorium
musicale". Originaria del '300 ed ampliata
nel '500 deve le forme attuali alla ricostruzione
settecentesca. L'interno è a navata unica.
Alle pareti mostra una serie di statue in stucco
di Bartolomeo Sanseverino (1758), allievo del Serpotta,
e, alla volta, gli affreschi di Carlo Brunetti (sec.
XVIII), autore anche della tela della Trasfigurazione
posta all'altare maggiore. Vi si custodiscono anche
due dipinti attribuiti a Pietro Novelli, L'Estasi
di S. Teresa e L'Assunzione, una statua raffigurante
S. Benedetto da Norcia, di Antonino Gagini (1545),
ed una custodia in marmo dello stesso Gagini e Baldassare
Massa (sec. XVI. Nella vicina piazza Libertà,
troviamo i ruderi della chiesa dell'Annunziata,
esempio unico in Alcamo di di stile Gotico-Catalano.
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Della struttura originaria (sec.
XIV) più volte rimaneggiata nei secoli successivi,
rimangono alcune colonne della navata destra, una
parte dell'abside ed alcune cappelle con raffinati
elementi decorativi. Proseguendo nel corso VI Aprile
verso Porta Palermo, nella via De Ballis si può
vedere l'nteressante Torre di Casa De Ballis (appartenuta
ad una nobile e ricca famiglia piacentina), uno
dei rarissimi esempi in Alcamo di architettura civile
del quattrocento. Conserva la merlatura originaria
e le eleganti finestre bifore e trifore.
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La visita al piccolo gioiello
della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano è d'obbligo.
Fondata intorno al 1500 e rifatta nel 1721 a pianta
esagonale su progetto dell'architetto Giuseppe Mariani,
si rifà all'eleganza barocca del modulo Borrominiano.
Vi si ammirano due splendide tele del Borremans
(sec. XVIII), L'Immacolata (all'altare maggiore)
e La Madonna col Bambino tra Santi (al secondo altare
a destra), due dipinti di Andrea Carrera, La Madonna
del Rosario (1658) e La Madonna degli Angeli (1669),
e due stupende statue in stucco, magistrali opere
di Giacomo Serpotta: La Carità e La Giustizia
nelle quali si evidenzia una carica espressiva e
un rigore stilistico che esaltano l'essenza dell'arte
barocca.
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