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Castellammare del Golfo sorge
ai piedi del Monte Inici, al centro dell'ampio golfo
che da Capo Rama si estende fino alla punta di San
Vito, e che prende il nome proprio dalla bella cittadina
marinara. Il nome deriva da "Castrum ad mare",
un'antico fortilizio saraceno costruito su un torrione
preesistente, poi ampliato, nel '500, a difesa delle
frequenti incursioni dei pirati. Sede dell'approdo
commerciale di Segesta - era "l'emporium segestanorum"
dei Romani.
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Castellammare vede il suo primo
sostanziale ampliamento con gli Arabi. Durante il
periodo musulmano, infatti, ribattezzato col nome
di "Al Madarig" (cioè "le
scale"), l'abitato viene fortificato e protetto,
fino a diviene uno dei capisaldi del sistema difensivo
della Sicilia occidentale. Con la conquista normanna
e, successivamente, con gli Svevi, gli Angioini
e gli Aragonesi, Castellammare torna ad assumere
l'antica funzione di nodo strategico-commerciale
per l'esportazione del grano verso tutto il regno,
ruolo che si consolida tra il '400 e il '500 con
l'insediamento della tonnara e del caricatore. Il
1560 segna un'altra importante svolta nella storia
della città: Pietro de Luna, allora possessore
di Castellammare e delle sue terre, fonda, addossato
al castello, il primo borgo feudale (il nucleo originario
dell'attuale paese).
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Successivamente l'abitato viene
protetto da una solida cinta di mura e circondato
da un fossato. Più tardi, tra il settecento
e l'ottocento, la grande espansione demografica
porta la città ad ampliarsi fino alle pendici
del monte Inici.
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Castellammare è conosciuta
per il suo inestimabile patrimonio ambientale e
paesistico. Un territorio costituito da una bellissima
costa, a ridosso della quale si elevano, in una
spettacolare scenografia naturale, i rilievi montuosi
dei monti Inici e Spàragio, in parte ricoperti
da boschi. Contrapposta alla bella e ampia spiaggia
sabbiosa che si estende ad est del paese, la costa
occidentale si presenta fortemente frastagliata.
Rocce che cadono a picco, scogli, stupende insenature,
calette e grotte accessibili solo dal mare fanno
da cornice ad un mare limpido e pescoso.
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E' un ripetersi di meravigliosi
angoli di paesaggio coperti ancora dai residui dell'originaria
macchia mediterranea: la punta, gli scogli e la
grotta grande di Cala Bianca, Cala Rossa, la Baia
di Guidaloca ed infine, quasi ai margini della Riserva
dello Zingaro, Scopello con i suoi suggestivi faraglioni,
uno dei posti più belli del Mediterraneo.
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Nel cuore della Castellammare
antica, in piazza Matrice, si erge La chiesa Madre
la cui struttura attuale risale al 1726. Realizzata
a tre navate dall'architetto Giuseppe Mariani e
dedicata a S. Maria del Soccorso, custodisce alcune
interessanti opere d'arte: gli affreschi settecenteschi
di Giuseppe Tresca, alla volta e alle pareti del
coro, raffiguranti episodi del Vecchio Testamento;
una seicentesca acquasantiera in marmo rosso con
fonte battesimale; una bella tela di Orazio Ferraro,
il Crocifisso tra i Ss. Pietro e Andrea (1695);
e la statua in maiolica della Madonna del Soccorso
(1559), forse dei trapanesi Giovanni Maurici e Giovanni
D'Antoni, da alcuni attribuita alla scuola di Luca
della Robbia. In un piccolo spiazzo di via Ponte
Castello troviamo la cinquecentesca chiesetta della
Madonna del Rosario, detta "di l'agnuni"
(cioè del cantuccio), con il portale decorato,
nel timpano, da un elegante bassorilievo raffigurante
La Madonna col Bambino tra Santi e Crocifisso
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La tradizione vuole che la chiesa,
costruita sicuramente prima del 1432, sia stata
edificata nel 1093 dagli stessi conquistatori Normanni.
Il Castello si eleva sul piccolo promontorio a fianco
del porto. Fino al XIV secolo era collegato al resto
dell'abitato per mezzo di un ponte levatoio. Rimaneggiato
in diversi periodi dai Normanni e dagli Svevi, fu
riedificato nel '300 dagli Aragonesi che lo separarono
dalla terraferma con il taglio dell'istmo. Conserva
ancora una delle torri originarie, detta "dell'Artiglieria",
costruita nel 1586, e due bifore tompognate sul
lato est. Di notevole interesse storico sono due
edifici di Cala Marina: il Baglio Costamante, per
secoli fulcro delle attività della tonnara,
e la chiesetta di Maria SS. Annunziata, citata in
un documento del 1590.
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Altrettanto importanti sono,
nel centro della città, la seicentesca chiesa
di S. Maria degli Agonizzanti, con annesso il convento
dei Padri Crociferi (1659) oggi adattato a centro
culturale, la cinquecentesca chiesa della Madonna
delle Grazie (1605), nella piazzetta a fianco alla
villa comunale, al cui interno custodisce un interessante
dipinto su lavagna (XVIII sec.) raffigurante una
Madonna col Bambino, incorniciato in una elegante
ancona marmorea, e, nella via Francesco Crispi,
la chiesa di S. Giuseppe, edificata nel 1885. Nel
corso Garibaldi troviamo la bella chiesa di S. Antonio
da Padova, già esistente nel 1644, che conserva
un pregiato organo degli inizi del '900, e la chiesetta
del Purgatorio costruita prima del '400, al cui
interno si trovano alcuni interessanti dipinti seicenteschi
e settecenteschi.
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L'entroterra castellammarese
è ricco di importanti testimonianze della
storia locale. Resti di antiche fortificazioni,
torri di avvistamento e vecchi bagli, interessanti
esempi di architettura rurale del passato, un tempo
centro di tutte le attività agricole. In
località Ponte Bagni, sul pianoro che domina
la gola rocciosa al cui interno sgorgano le sorgenti
del fiume Caldo, un tempo sede delle antiche Terme
Segestane, si trovano i resti del castello di "Calathamet"
- il "castello dei bagni" - edificato
dagli Arabi su una originaria fortificazione elima
e ricostruito in epoca sveva. Da Ponte Bagni si
raggiungono i ruderi del castello di Inici, costruito
nei pressi di una antica colonia sicano-elima e
centro, nel medioevo, di una vasta comunità
di contadini e pastori.
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Anche il Castello di Baida, che
troviamo in un declivio a sud del M. Sparagio, e
che fu sede di un casale arabo, sembra sia sorto
nei pressi di un antichissimo insediamento elimo.
Lo testimonia il corredo funerario di alcune tombe
rinvenute in una località vicina. Anche se
in parte distrutto nel terremoto del 1968, il castello,
tutt'ora abitato, conserva i quattro torrioni rettangolari
ed una parte del muro merlato originario. Il portone
è decorato da un arco a tutto sesto sul quale
una iscrizione in latino ricorda la visita Ferdinando
III di Borbone durante una delle sue partite di
caccia.
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